Cosa si deve fare davanti all’altare? Genuflettersi o inchinarsi?

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Gesti semplici, ma che uniscono tutta la Chiesa. 

Alcuni dicono: “Ho visto alcuni sacerdoti inginocchiarsi davanti all’altare e altri inchinarsi soltanto. Qual è l’atteggiamento giusto da adottare?” Sono giusti entrambi, ma seguono una pratica. Quando il sacerdote arriva all’altare, si suppone che venga dalla sagrestia e che si sia diretto verso l’altare nella processione d’ingresso.

È quanto si deduce dall’Ordinamento Generale del Messale Romano (n. 121): “Durante la processione all’altare, si esegue il canto d’ingresso”. La processione è formata dal presidente e dai ministri. Lo stesso documento afferma al n. 122 che “Arrivati all’altare, il sacerdote e i ministri fanno un inchino profondo”. A chi? Naturalmente all’altare, che sarà il centro della celebrazione e accanto al quale si trovano. Non c’è, quindi, alcuna genuflessione a Cristo in croce o all’altare.

Se però il tabernacolo con il Santissimo è in fondo al presbiterio, dietro l’altare, presidente e ministri, anziché fare un inchino profondo, si genuflettono al Signore, presente nel tabernacolo.

Solo dopo l’inchino all’altare o la genuflessione al Santissimo “il sacerdote accede all’altare e lo venera con il bacio”. Perché? Perché l’altare è simbolo di Cristo e anche dell’Ultima Cena: “Quando fu l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui” (Lc 22, 14).

Fatto questo, il sacerdote si reca alla sede” (IGMR 124). Ogni fedele, anche se non sta partecipando al momento a una Messa, deve fare lo stesso: passando davanti all’altare deve fare un inchino profondo, ovvero con tutto il dorso; se c’è il tabernacolo, deve fare la genuflessione.

Solo le persone con problemi fisici, ad esempio alla colonna vertebrale, devono astenersi da questa pratica. Va aggiunto che vedo molti fare solo il segno della croce e chinare il capo quando passano davanti all’altare. È sbagliato.