La partecipazione alla Liturgia fondamento della vita cristiana

La partecipazione ha un fondamento sacramentale.

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Significato del termine “Partecipazione”.

Il termine “partecipazione” è una delle espressioni più ripetute e più autorevoli che i documenti del Concilio utilizzano riguardo alla Liturgia. Il pensiero della Chiesa è chiaro: il popolo cristiano non deve essere passivo durante le azioni liturgiche; bensì, deve comprenderne il senso e far in modo che la sua partecipazione sia piena, attiva, fruttuosa e comunitaria.

Fin dalle origini, questa parola, è stata il punto nodale per comprendere la Liturgia. Essa esprimeva, infatti, un rapporto intimo con la celebrazione stessa, sia nelle sue fattezze esteriori sia nella sua profonda realtà misterica, la quale culmina nella comunione al corpo e al sangue del Signore.

La partecipazione può essere osservata da due prospettive diverse:
Comunicare una iniziativa, invitare a una festa; a volte, può indicare un vero e proprio biglietto di invito. Partecipare alla Liturgia, dunque, significa rispondere con gioia e gratitudine all’invito di Dio che convoca il suo popolo.

Etimologicamente, il termine deriva dal latino partem capere=prendere parte. Esso è sinonimo di adesione e di intervento, assumere un ruolo, impegnarsi in un’azione concreta e coordinata o ricoprire un ruolo ben preciso nell’azione che si deve svolgere.

La partecipazione, pertanto, si situa in un contesto prettamente comunionale, di tipo qualitativo e non quantitativo: esso è trascendente-teologale. Si partecipa infatti a un’azione liturgica che è opus Dei ma anche opus Ecclesiae, memoriale della salvezza.

Natura della partecipazione.

La “Partecipazione” è in diretto rapporto con la “celebrazione”. In tal senso, la celebrazione non è pura “cerimonia” o “bella funzione”, essa non si esaurisce nel semplice godere di uno spettacolo o, al contrario, in forme più attivistiche. La celebrazione, dunque, non è neppure da intendersi come una rievocazione di un avvenimento, ad esempio di un anniversario. Lo scopo della celebrazione va oltre il puro trasmettere delle verità, per quanto importanti e vitali esse siano. In buona sostanza, la partecipazione non è funzionale a un progetto estetico-artistico e neanche a una iniziativa culturale.

Essa è l’attuazione e il dono effettivo della salvezza! La partecipazione ha come contenuto, motivazione e finalità un dato teologale: attraverso il rito, lasciarsi coinvolgere pienamente nel mistero pasquale. Celebrare infatti è rendere presente ciò che le divine Persone hanno compiuto per la salvezza di ogni uomo. In altre parole, ogni celebrazione è “epifania del divino”.

Il vero fine della celebrazione è quello di creare le condizioni idonee affinché possa svolgersi tra le Persone divine e la persona mistica, che è la Chiesa, il dialogo salvante: gli uomini vengono riconciliati e santificati e possono dar lode a Dio in Cristo. Di conseguenza, se la celebrazione possiede aspetti teologici e antropologici, una partecipazione liturgica autentica richiede un’attenzione vigile, senza ridursi a tecnicismi capaci di attivare solo interventi esteriori.

In questa prospettiva, due sono le condizioni per una vera partecipazione:
Dal punto di vista teologico, per partecipare bisogna avere una convinzione e uno sguardo di fede per cogliere, dentro e al di là dei segni, la presenza santificante del Risorto e lasciarsi coinvolgere e trasformare nel suo movimento di morte e risurrezione, in modo che la vita ne venga trasfigurata, per essere degna di celebrare la Liturgia terrena e quella celeste (Cfr.. SC 8).

Dal punto di vista antropologico, partecipare comporta per i cristiani intervenire quali veri attori dell’azione celebrativa, secondo la loro condizione ecclesiale e il compito specifico assegnato.

I fondamenti della partecipazione.

La partecipazione liturgica non è semplicemente un espediente psicopedagogico adottato per rendere più belle o moderne le nostre celebrazioni e neanche è una sorta di concessione alla rimonta democratica dell’esigenza di partecipazione, particolarmente sentita nella società moderna.