La Chamade

Cos'è l'"arca degli echi"

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UN ORGANO INQUIETANTE

L’organo della cattedrale di Santiago de Compostela, con la minacciosa presenza delle sue quattro “Chamade” a pochi metri sopra la testa dei pellegrini, rende inquietante la visita a questa cattedrale soprattutto quando il maestoso suono dello strumento esplode in tutta la sua sonorità.

UN PO DI STORIA

La tradizione organistica della Cattedrale di Santiago risale al XIII secolo, ma le prime tracce documentarie risalgono all’inizio del XVI secolo, quando il veneziano Fra Dionisio Memmo divenne organista della cattedrale.

Fra Memmo era stato precedentemente organista e cantore presso la Cappella Marciana della Basilica di San Marco (Venezia) e successivamente alla corte di Enrico VIII (Londra), dove fu uno dei suoi musicisti prediletti.

Dopo diverse vicissitudini, tra le quali un naufragio al largo delle coste spagnole, approdò a Santiago, dove iniziò la sua collaborazione con la cattedrale sia come organista che come organaro.

Si deve a lui probabilmente un primitivo impianto dell’organo attuale, e comunque, storicamente parlando, viene riconosciuta alla sua attività una notevole influenza sulla cultura organaria e organistica spagnola.

Diversa documentazione del tempo indica l’organo da lui costruito come “il migliore che in Spagna si potesse trovare”.

Occorre ricordare che la basilica di San Marco a Venezia fu forse il più importante laboratorio in cui si sperimentò l’acustica tridimensionale e stereofonica per musica sacra, con ricercati effetti sonori dovuti anche all’uso di più organi contemporaneamente e policoralità. La storia vuole che l’iniziatore di quegli esperimenti, in quella sede, fosse l’organista Adrian Willaert, venuto a Venezia dall’Inghilterra, ma poco sappiamo di quanto tali esperienze non fossero già presenti nella Basilica Marciana anche prima del suo avvento.

A Santiago, nel 1607 furono realizzate nuove casse per gli organi grandi e piccoli allora presenti nella cattedrale, dipinti da Juan de Altamirano, opere che dovevano completare la nuova disposizione di quella parte della cattedrale, dove già si stava ultimando il nuovo coro manierista.

Nel tempo la musica in ambito ecclesiastico, sempre più complessa, richiederà un organo più moderno. Per questo, all’inizio del 1705, fu commissionato un nuovo organo per il lato nord ad Antonio Afonsín e Miguel de Romay, che lavoreranno sotto la supervisione di Domingo de Andrade, responsabile della fabbrica della cattedrale a quel tempo.

Poco tempo dopo, nel 1709, l’organo sul lato opposto fu commissionato solo a Miguel de Romay, che sarà particolarmente presente anche in tempi successivi nelle attività della basilica. Gli organi dunque saranno due strumenti distinti praticamente fino al 1977.

La perfetta coppia delle due “pale” dei due organi rendeva difficile individuare gli anni di differenza tra le due opere.

Le decorazioni barocche originali delle due casse sono state scolpite da Miguel Romay (Forcarey -Pontevedra, c. 1670 – Santiago de Compostela – La Coruña, c. 1745.) e la sua collocazione è stata diretta dall’architetto A. Alfonsín (Santiago de Compostela – La Coruña, s. m. s. XVII – ?, 1730 ?).

Nel XVII secolo, il coro capitolare era al centro della basilica e formava, insieme agli organi e alla cappella maggiore, un unico insieme. Di tutto questo oggi restano solo i due organi.

Successivamente hanno lavorato sullo strumento altri famosi organari spagnoli, come Martínez de Montenegro, Ortega, Alaraz, los Machados, M. de Mernies, Manuel de la Viña e Mariano Tafall, quest’ultimo tra l’altro autore del Trattato “arte completa della costruzione degli organ”, il più ricco sull’argomento, pubblicato nel XIX secolo.

L’organo attuale, completamente nuovo pur restando le casse originali, è stato costruito tra il 1977 e il 1978 dalla casa italiana Mascioni (opus 1010), che unì in un unico strumento i due organi.

Lo strumento attuale, con trasmissione elettrica, ha tre tastiere e una pedaliera, oltre a 59 registri che permettono di affrontare qualsiasi repertorio moderno o contemporaneo.

È stato soggetto ad un ulteriore restauro nel 2014.

L’ORGANISTA

Fin dai primi tempi, l’organista era figura di riguardo della comunità ecclesiastica e della musica della basilica, secondo incarico per importanza dopo il maestro di cappella.

La carica veniva assegnata tramite un concorso pubblico e dopo una serie di impegnativi esercizi. Oltre all’organista titolare o primo organista, il Cabildo (Organo collegiale della comunità cittadina) era solito assumere un secondo organista in modo che i due strumentisti condividessero gli obblighi, che consistevano nel suonare in tutte le feste più importanti, in straordinarie funzioni solenni e ogni volta che era necessaria la musica da cappella.

IL BUTAFUMEIRO

Chi ha visitato, per turismo o per pellegrinaggio, la cattedrale di Santiago sa che il momento in assoluto più spettacolare della liturgia di questa chiesa è il volo del BOTAFUMEIRO.

Questo gigantesco turibolo viene fatto letteralmente volare sulla testa dei pellegrini con una cerimonia molto spettacolare. Fino a qualche tempo fa questo cerimoniale era limitato alle feste più importanti del calendario ecclesiastico, oggi, con la modica spesa di 500€, magari raccolti da un gruppo di pellegrini, è possibile vedere questo “spettacolo” anche tutti i giorni!

È d’uso accompagnare il volo del botafumeiro con l’Inno Ufficiale all’Apostolo Santiago al termine della tradizionale Messa del Pellegrino, ed in quella occasione l’organo esibisce il meglio della sua sonorità.

Sicuramente quello che rende “inquietante” quest’organo è la presenza di ben 4 chamade che coprono letteralmente la parte finale della navata centrale, dove le canne nel lato nord arrivano quasi a toccare quelle del lato sud.

LE CHAMADE SPAGNOLE

Nel XVII secolo, frate José de Echevarría, introduce nell’arte organaria spagnola l'”arca degli echi”, un apparato che produce una emissione su più piani sonori le cui caratteristiche sono così riassumibili: grande varietà di “registros de lengueteria”, i nostri registri ad ancia, “trompeteria tendida o de batalla”, trombe orizzontali, “Corneta”, collocata in un somiere situato in alto, tastiera spesso unica divisa in bassi e soprani, detta “teclado partido”.

Organo del XVII secolo. Monastero di Cenarruza- Ziortzako Monastegia. Markina-Xemein, Biscaglia. Opera di Frate José de Echevarría.

LA CASSA O ARCA DEGLI ECHI

Nel 1665 frate José de Echevarría costruì l’organo del convento di San Francisco di Vitoria e vi installò il clarín de ecos, che consisteva in un insieme di canne di clarino dentro una cassa con un coperchio che si poteva aprire a volontà dalla tastiera dello strumento con una leva a pedale, dando luogo a quella che si chiamerà “cassa o arca degli echi”.

Nella costruzione dell’organo della chiesa di Santa María di Tolosa introdusse nella cassa degli echi un flauto e un cornetto.

L’invenzione della “cassa degli echi” è stata poi attribuita all’inglese Abramo Jordan, organista e importatore di vini di Jerez de la Frontera che attivò lo Swell dell’organo inglese, copia della “cassa degli echi” di frate José de Echevarría che aveva conosciuto durante i suoi soggiorni in Spagna.

Inizialmente, nel 1659, l'”arca degli echi” aveva due o tre registri di tiple ed era posta in una cassa sopra l’organo maggiore. Questa si evolvette per mano dei discepoli di frate José de Echevarría, tra i quali suo nipote José de Echevarría, realizzando una tastiera completa per gli echi che gestiva sezioni indipendenti della cassa, questo diede luogo al così detto “organo degli echi”, anche se questa tastiera di echi ha varie denominazioni: organo degli echi o tastiera degli echi.

Con detto apparecchio si possono realizzare effetti di “crescendo” o “diminuendo”, ossia la sospensione, oltre che l’eco e il contro eco. Per questo dispone di una leva o un pedale. Il termine “sospensione” è stato adottato dagli organari a causa dello stimolo originato dall’interesse e dalla sorpresa che produce nel nostro udito il va e vieni graduale del suono. Per conseguire questi effetti viene modificata l’apertura del coperchio dell’arca degli echi, potendo aprirsi questa di colpo tra un estremo e l’altro (effetti di “pianissimo” o “fortissimo”) o variando gradualmente la sua apertura (effetti di “crescendo” o “diminuendo”). La sfumatura che acquista l’eco è direttamente relazionata con l’area di apertura che forniscono i coperchi.

(da Wikipedia)

È necessario dire però che il primo esempio documentato di canne orizzontali esterne si trova nell’organo del 1588 di Gaspar Martin nella cattedrale di Jaca (Huesca), in Spagna. In questo caso però era solo una modalità di montaggio che anticipava le soluzioni successive.

Nel XVIII secolo, il posizionamento “en chamade” delle canne era comune in Spagna e Portogallo. Oltre alle ance del coro come la Trompeta e il Clarín , si potevano trovare altri registri montati in questo modo, tra cui Bajoncillo , Chirimía e Dulzaina . Tutte queste canne suonavano a bassa pressione e, a quell’epoca, non erano progettate per produrre un volume di suono travolgente come avverrà in tempi successivi.

IN FRANCIA

La frase “en chamade” ha origine in Francia e il significato fa riferimento forse al suono di una tromba di un araldo medievale.

Il suo primo utilizzo in questo paese di questo registro fu nell’organo Isnard del 1772 a St. Maximin-en-Var, Provenza, Francia, in cui sia il Grand Orgue che il Jeux d’Echo (Rèsonance) contenevano un Dessus de trombette in chamade.

Questi tubi sono stati montati orizzontalmente all’esterno della custodia, come mostrato in questa fotografia

L’uso del nome fu reso popolare da Cavaillé-Coll, che portò in Francia dalla Spagna e dal Portogallo l’idea di canne orizzontali esposte.

IN ITALIA

Il più antico organo con ance orizzontali è quello della Chiesa di S. Domenico (o San Giovanni Battista) ad Atri (TE):

Nel maggio 1716 il nuovo organo (in sostituzione del precedente organo del 1597 dell’organaro Detio Villa) era ultimato. L’organo della chiesa di S. Giovanni Battista di Atri riveste un interesse organologico tutto particolare. Si tratta infatti di uno dei rarissimi strumenti italiani antichi che dispone di un registro ad ancia collocato in facciata, orizzontalmente come nella consolidata tradizione iberica. Le intuibili influenze culturali spagnole dipendenti dalla collocazione politica del Regno di Napoli non hanno ancora trovato una sistemazione storiografica nell’arte di costruire gli organi nell’Italia Centromeridionale. (fonte: http://www.visitatri.it/san-domenico/)

 …Il registro è articolato in un Tromboncino Bassi 4′ (di fattura affine a quella veneta) e in una Tromba Soprani 8′, cui fanno riscontro un’ottava corta di Tromboni al pedale e un Violino soprani 8′, regale collocato sul bordo interno del somiere e racchiuso in cassetta espressiva alla maniera di S. Vici. (fonte: http://organaria.blogspot.com/2004/11/organaria-un-testo-di-riferimento.html?m=1)

Altri esempi:

Chiesa Prepositurale dei SS. Alessandro e Margherita di Melzo (Milano): organo meccanico Nenninger (1997), 35 registri reali, 2385 canne .

Parrocchia di San Lorenzo Martire, Lazzate (MB): Organo Castagnaro

Organo Tamburini del 1958, progettato da Fernando Germani e originariamente installato nella Basilica di San Marco a Venezia, nella loggia dietro ai cavalli, con la benedizione del Patriarca Card. Angelo Roncalli, divenuto poi Papa e Santo Giovanni XXIII.

Dopo lo smontaggio del 1994 fu assegnato alla Parrocchia di S. Rita a Mestre, che si occupò del suo ricollocamento e ampliamento, ed oggi sede di un’importante rassegna di concerti.

Dell’organo originale si conservarono i tre manuali della consolle e tutto il materiale fonico. I registri sono 83 con circa 4.500 canne, molte delle quali di nuova fattura. La facciata, completamente nuova, presenta le trombe in chamade.

Quest’organo ha una storia, ad esso verrà dedicato un prossimo articolo di grandorgano.it.

 

Ci sono una serie di ragioni per montare un’ancia orizzontalmente.

La ragione più importante, probabilmente, è tonale: suonando direttamente in chiesa o in sala, un numero notevole di armoniche acute viene pecepito con particolare chiarezza dall’ascoltatore, altrimenti andrebbero perse per riflessione o assorbimento.

Un altro motivo importante è l’impatto visivo

Altri motivi includono la stabilità dell’accordatura e la protezione da polvere e detriti presenti nell’aria.

Va notato che tutti questi vantaggi tranne l’impatto visivo possono essere ottenuti posizionando le ance all’interno della cassa anziché all’esterno, con un notevole risparmio di costi. Le ance montate esternamente sono molto costose, a causa della struttura portante richiesta.

L’uso esagerato della chamade nel corso del XX secolo ha ampiamente dimostrato quanto l’uso di queste canne sia appropriato ed efficace solo in una piccola percentuale degli strumenti che le usano.